Castles
crumbling
I am trying to hold on
God knows that I tried
Seeing the bright side
But I’m not blind anymore…
I’m wide awake
I’m wide awake"
I am trying to hold on
God knows that I tried
Seeing the bright side
But I’m not blind anymore…
I’m wide awake
I’m wide awake"
E così è arrivato il primo addio.
La
prima delle ultime volte.
Il primo di innumerevoli saluti a qualcuno
e a qualcosa che ha partecipato alla mia vita e che, nel suo piccolo,
ha contribuito a cambiarla.
La prima volta che ho salutato la
pallavolo, più di dieci anni fa, l'ho fatto inconsapevolmente, senza
rendermene quasi conto, ufficialmente per una distorsione al
ginocchio ma in fondo, forse, solo per pigrizia. All'epoca non avevo
sofferto troppo della cosa, salvo poi pentirmene amaramente negli
anni a seguire.
Ora, invece, il mio addio è molto più
consapevole e sofferto.
Ieri sera, per l'ultima volta, mi sono
svestita, ho indossato i pantaloncini, il reggiseno sportivo e le
ginocchiere.
Ieri sera, per l'ultima volta, ho svolto il
riscaldamento pre partita.
Ieri sera, per l'ultima volta, ho visto il
mondo attraverso una rete di pallavolo in una caldissima palestra
milanese.
Ieri sera...
Finito il campionato, passata anche la
partita con amici e familiari e la pizzata di fine anno, non mancava
che il saluto finale.
Ho anche detto addio a un gruppo che, nel bene
e nel male, mi ha insegnato tanto.
Ho detto addio alle orribili
magliette viola, al panino con la nutella post-partita, alle
trasferte in palestre a dir poco oscene, alla puzza di certi
spogliatoi.
Ho detto addio alla pallavolo e ad alcune persone che,
sono certa, non mi mancheranno particolarmente in futuro.
Ho detto
addio al mio allenatore, con un abbraccio colmo di tenerezza e, quasi
quasi, di magone.
Ecco, fortunatamente, ancora non ho
detto addio alle mie compagne speciali: C, M, S...
Però l'abbraccio finale con E, così
stretto, lungo e sentito, mi ha fatto pensare che quello, forse, era davvero l'ultimo.
E dopo questi abbracci, questi baci, i
reciproci in bocca al lupo, seduta sul sedile posteriore di una
macchina, quasi quasi la prima lacrima di commozione stava per
scendere.
Perchè puoi avere davanti a te le prospettive più belle
del mondo, i mesi più felici della tua vita ma quando si chiude
qualcosa che per te è stato speciale le emozioni prendono il
sopravvento.
E a me piace così.
Ho sempre desiderato vivere al
massimo, traboccante di esperienze e di emozioni.
E quindi ecco a
godermele tutte queste sensazioni, le prime di tante, ne sono certa,
che segneranno i miei ultimi mesi in questo Paese.
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